“Madame” a Gender Bender 2019

 

Madame è Caroline Della Beffa una vera e propria iron lady che nei primi anni del secolo scorso a Ginevra ha (forse inconsapevolmente) contribuito a spezzare numerosi tabù di genere nella sua personale lotta per affermarsi come una tra le prime donne d’affari (produttrice di corsetteria in seta, poi antiquaria e ristoratrice), single (separata dal marito in tempi in cui era impensabile per una donna sopravvivere ad un divorzio) e capofamiglia nella Svizzera francese degli anni ‘50.

A delineare il suo amorevole ritratto in questo documentario, costruito cucendo con la dovizia di un sarto frammenti di home movies, in uno stile patchwork riuscitissimo ed estremamente armonioso, è il nipote Stéphane Riethauser, regista, attivista gay e giornalista. È così che Madame diventa un doppio autoritratto, o meglio un ritratto di donna che contiene al suo interno, nascosto come in una epigenesi, l’autoritratto del nipote. Stéphane per raccontarsi, per riscoprire le radici della propria identità omosessuale ha bisogno di partire dalla storia di vita della nonna, storia che diventa l’occasione per decostruire, in chiave umoristica e con forza sovversiva, gli stereotipi di genere veicolati dalla sua famiglia borghese attraverso il linguaggio (l’uso di epiteti come faggot, softie), i giochi e i giocattoli (palloni, armi e registratori di cassa per i bambini), le aspettative riposte nel futuro dei propri figli da genitori e nonni per la loro realizzazione all’interno di un inquadramento sociale auspicabile e prestabilito.

La forza narrativa di questo film risiede nell’abilità non banale di costruire un ritratto privato e familiare e contemporaneamente snocciolare tutti i grani della sostanziale differenza tra sesso e genere. Così il culmine emotivo del film è raggiunto nel momento in cui, come avviene in tante famiglie, l’idillio del rapporto preferenziale nonna/nipote viene interrotto dalla momentanea “separazione” fra i due dovuta al coming out del ragazzo. Il coming out come spartiacque identitario tra ciò che gli altri pretendono che lui sia e ciò che lui è, ciò che vuole essere. Le registrazioni audio e video delle visite di Stéphane alla nonna, delle telefonate della nonna al nipote lontano restituiscono perfettamente il dialogo fra i due, lo speciale rapporto, la tensione, infine, la riconciliazione. La Madame che all’inizio del film lo rimbrotta disapprovando la sua acconciatura da ribelle, la nonna così tanto legata ai canoni estetici di un perbenismo che racchiude e conforma ciascuno negli stereotipi predefiniti di ciò che è maschile e ciò che è femminile, alla fine sarà la prima ad accettare la sua omosessualità come una cosa naturale, una cosa che è sempre stata e che non ha bisogno di giustificazione alcuna.

A incorniciare definitivamente il film in una deliziosa atmosfera “come eravamo” contribuisce infine una colonna sonora impeccabile e “parlante” che con brani come Reality (Richard Sanderson), I Love America (Patrick Jouvet) , Comme ils disent (Charles Aznavour) restituisce appieno il clima di chi ha vissuto e scoperto la propria identità sessuale ed omosessuale negli anni ‘80/‘90.

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