Chiamatela Anna con la A

 

Chiamatemi Anna è il titolo della nuova serie Netflix in onda sulla piattaforma di streaming on demand più famosa al mondo, dal 12 maggio scorso. La serie ripropone un nuovo adattamento del celebre romanzo di Lucy Maud Montgomery, famoso in Italia più grazie all’anime targato Nippon Animation che ne fu tratto e messo in onda dal 1980 in poi da Rai 1 e Mediaset.

La prima cosa che ciascuno di noi fan italiani dell’Anna dai capelli rossi televisiva ha pensato venendo a conoscenza della nuova serie Netflix è: c’era davvero bisogno di un altro film sul personaggio? Ma superando le iniziali riserve, sicuramente dovute all’amore spassionato che ci legò in infanzia al cartone con la mitica sigla cantata dai “Ragazzi dai capelli rossi” (firmata Vince Tempera – Albertelli), scopriremo che sì, c’era ancora uno spazio libero nel quale sviluppare il tema di Anna, lo spazio buio del suo lato oscuro. Infatti la serie in 7 episodi, oltre ad essere fedelissima al romanzo (e quindi al cartone, che fu prodotto in maniera così fedele al testo di provenienza, da permettere quasi di seguirne i dialoghi contemporaneamente sul libro) riesce a raccontare un lato forse inedito della ragazzina dai capelli rossi e dalla fervida immaginazione, quello di una infanzia negata e per lo più taciuta nelle precedenti versioni. Più volte la protagonista dichiarerà infatti “Preferisco più immaginare che ricordare”. Affermazione che riempirà i cuori degli spettatori di angoscia per il suo sconosciuto passato da orfana. 

Il film, pur muovendosi nel registro del sentimentalismo strappalacrime così insito nella storia, riesce a darne un contributo originale per la capacità di attribuire un notevole spessore alla piccola orfanella, reduce da una vita di stenti e lavoro minorile, priva di cure e di affetto se non quello rubato ad amicizie immaginarie. Un lato di Anna forse sempre percepito sottotraccia dagli spettatori dell’anime, ma fino ad ora mai sviluppato in modo così palese e psichiatricamente dettagliato, che per ciò stesso desta presto tutto il nostro interesse. Il merito dell’operazione va probabilmente equamente distribuito tra la sceneggiatrice Moira Walley-Beckett già  premio Emmy (“Breaking Bad”) e il notevole cast di attori, che a partire dalla protagonista Amybeth McNulty, restituiscono ai personaggi del romanzo una loro profonda credibilità, pur condita da un aura di severità prenovecentesca. Infine un tratto abbiamo molto apprezzato in questo racconto di Anna, ed è lo svilupparsi di una trama tra le righe, quella di un nascente femminismo sponsorizzato da aspiranti suffragette, ancora sottomesse alle regole del comune senso del pudore (e vari tabù in campo sessuale), ma veicolato dalla intelligenza e lungimiranza della vecchia Marilla (Geraldine James), che in una delle puntate fornirà ad Anna il suo consiglio più prezioso Scegli tu se preferisci  un futuro da donna di casa e moglie o se vuoi andare a scuola, l’importante è che tu sia libera di fare questa scelta”.  

Guarda una puntata su : www.netflix.com