Omaggio alla Pugliesità di Solfrizzi e Stornaiolo

Tutto esaurito al teatro Duse per il ritorno di Toti e Tata (Solfrizzi/Stornaiolo) martedì 28 e mercoledì 29 gennaio, con numerosi vip intervenuti tra il pubblico delle due serate come Gianni Morandi e Stefano Nosei.

Forse non tutti sanno che il duo comico di Toti e Tata, nato circa 35 anni fa a Bari, ebbe un ruolo centrale negli anni ‘90 nella costruzione della propria “identità etnica” da parte dei pugliesi. Tendenza che si palesò ancora più chiaramente dal 1992 nella trasmissione Teledurazzo (in onda su Teledue), dove il lavoro culturale sull’identità locale del duo barese fu esplicitamente collegato all’approdo degli albanesi in Puglia (1991).

Una attenta analisi di questa dinamica è stata offerta da Gaia Giuliani ne “Il colore della nazione”, sottolineando come lo spettacolo di cabaret di Teledurazzo, presentato al pubblico come “il primo show quiz italo – albanese” con la finalità di insegnare la lingua italiana agli albanesi, fosse funzionale ad una operazione di “rispecchiamento collettivo che contribuiva ad avviare un lungo e prolifico processo di ripensamento dell’identità pugliese, foriero di istanze sociali, culturali e politiche nuove sul territorio”.

A distanza di quasi 30 anni Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, ripropongono esattamente la stessa operazione, solo più svelata, meno dissimulata e probabilmente un po’ meno efficace, portando in scena un intero spettacolo incentrato sulla Puglia, i pugliesi, e “l’esplicitazione parodica di alcuni aspetti fondanti del modo di pensare e agire locale”.

Così in 90 minuti di spettacolo, tracciando un affresco dell’Italia di ieri e di oggi con un occhio particolare rivolto alle tipiche usanze pugliesi, Toti e Tata sottolineano i passi avanti fatti dalla loro regione nella storia sociale del Paese. Sembrano rivendicare con questo spettacolo la loro parte di merito nel processo di sdoganamento della Puglia agli occhi del resto della nazione. “Una volta quando sono andato via io da Bari non succedeva nuddu, non c’era nessuna possibilità che succedesse niente in Puglia, era una regione atona” oggi è la sesta meta turistica mondiale, i vini pugliesi sono conosciuti in tutto il mondo, e soprattutto la metà dei film prodotti in Italia si girano in Puglia “aspettavano che me ne andassi io!”.

In una continua sollecitazione degli spettatori a partecipare attivamente allo spettacolo impostato come una stand up comedy all’inglese, Solfrizzi parla delle sue esperienze personali (quando lasciò la Puglia per inseguire il sogno del cinema, quando la famiglia partiva in vacanza da Bari a Torre a Mare, quando da bambino assaggiava il sugo dalla pentola in cui ribolliva rovente…) rubando spesso la scena al collega Stornaiolo. Quest’ultimo sceglie di restare al suo fianco vestendo i panni del clown bianco (impostato, serio, acculturato, edotto) e interpretando apertamente la parte della “cultura alta” contrapposta alla “cultura bassa”, al movimento di pancia, alla comicità corporea di Solfrizzi, l’augusto frivolo e sognatore. È questa dicotomia il nucleo centrale de “Il cotto e il crudo” che gioca molto sulla contrapposizione tra i due attori/personaggio e il tipico “chi sono io / chi sei tu”, lasciando però spesso allo spettatore attento l’impressione di una scrittura allentata in qualche punto, indebolita da un non completo equilibrio tra le due componenti dello show, forse troppo Solfrizzi e troppo poco Stornaiolo. In sala resta comunque evidente la soddisfazione del pubblico divertito, e senz’altro soddisfatto nella sete di revival “pugliese” anni ‘80/’90. Toti e Tata hanno accompagnato la crescita identitaria di una intera regione (complici Telenorba e in seguito l’exploit delle televisioni berlusconiane, alimentato anche da investimenti economici importanti da parte di marchi locali come ad esempio la pasta Divella, uno dei più consistenti investitori in pubblicità sulle reti Mediaset in quegli anni) e con questo spettacolo trovano una “scusa” sentimentale per una reunion tra loro due, ma anche con il loro pubblico di aficionados. La Puglia celebrata come luogo dell’anima in cui ritrovare la propria identità. C’è da chiedersi se in un mondo sempre più globalizzato sia completamente apprezzabile un discorso di così prepotente regionalizzazione, e di rimpianto dei tempi che furono.