MARLENE KUNTZ a BOLOGNA : ritorno alle origini

Sembrano non passare gli anni per Cristiano Godano e i suoi fantastici Marlene, sulle scene da ormai 26 anni, ma sempre incisivi. Grazie forse a quello che molti hanno stigmatizzato come un ritorno alle origini. Accompagnato dalla chitarra di Riccardo Tesio, la batteria di Luca Bergia e il basso di Lagash, il frontman di uno dei più rappresentativi gruppi della scena rock alternative italiana, pare rimasto lo stesso di sempre , agli occhi dei suoi fan bolognesi. Il concerto di ieri al Locomotiv Club di via S. Serlio è stata una ennesima conferma del talento unico dei Marlene, in tour per presentare il loro decimo album “Lunga Attesa” uscito a fine febbraio.

Emersi sulla scena rock italiana verso la metà degli anni novanta, la cifra stilistica dei Marlene Kuntz può essere comparata alla fusione tra rumore e canzone dei magistrali Sonic Youth ed alle sonorità visionarie dei gruppi noise rock, pur mantenendo, grazie alla forte personalità di Godano, una precisa vena cantautorale.

Nella fitta scaletta della serata, con la durata di quasi tre ore di musica dal vivo e chitarre distorte, spiccano tra le tracks dell’ultimo CD, alcuni omaggi ai loro più grandi successi, oltre che ai pezzi preferiti e richiesti a dai fan, a partire da l’Odio migliore in apertura , Cara è la fine o La canzone che scrivo per te. Anche nel bis si può dire che il disco più onorato resti sempre Ho ucciso paranoia, insieme a Il Vile , con l’esecuzione di Ape regina e Una canzone arresa.

Grande delusione per alcuni spettatori che rivendicavano a gran voce Sonica e Lieve, ma non sono stati accontentati: certamente Godano non è il tipo di singer che si lascia abbindolare nemmeno dai fan più agguerriti.

Sempre più nichilisti i testi delle nuove canzoni e molto punk il loro contesto sonoro da “noi non siamo altro che nulla nelle immensità universali/ nulla è pur sempre qualcosa nelle vastità concettuali/ ma è poi così importante quanto piccoli siamo noi?” in Lunga Attesa, all’odio dichiarato di Noia per la gente che annoia, la gente arrogante a cui manca la poesia e la facoltà di ragionare, a Narrazione in cui “è la realtà che ci disintegra / e nulla c’è che ci reintegra”. Unico sprazzo di speranza in questo nulla ideale in cui i Marlene si muovono arrabbiati e contorti pare essere dato da Leda , la giovane protagonista di un amore quasi slave  “senza morbosità che non sia complice / senza moralità che non sia duplice” , asservita al suo signore, ma per lo meno capace di godere.

Eppure ,ancora oggi, come 17 anni fa (è del 1999 l’album Ho ucciso Paranoia)  specialmente  tramite la Lira di Narciso/Godano noi continuiamo a cercare “la bellezza ovunque/ E passiamo spesso il tempo così, /senza (apparente) utilità” (Bellezza).