Lo chiamavano Jeeg Robot: un trionfo inaspettato

Jeeg Robot…che aggiungere a quanto non sia già stato detto, dopo il trionfo ai David di Donatello 2016?  Se non siete esattamente amanti delle “botte da orbi” e spesso davanti all’osceno uso della violenza in pellicola provate sconquasso, questo potrebbe non essere il vostro film, ma il debutto di Gabriele Mainetti alla regia è sicuramente molto apprezzabile per una serie di ragioni.

Per la mescolanza di registri stilistici, il fumettismo e la comicità di alcune scene come: la saporita clip in cui Luca Marinelli (alias Fabio, lo Zingaro, il cattivo del film) si immortala con la cover di Anna Oxa davanti ad un pubblico di gangster di Scampia, con alcuni inserti da action movie;  l’accostamento audace di sentimenti e atteggiamenti umani, proprio come nella vita vera; l’ironia  e l’amore (“Non è per criticà, ma un supereroe con le scarpe di camoscio non s’è mai visto”) accanto all’efferatezza e alla tracotanza dell’ambizione e anche per gli effetti speciali, presenti, ma con discrezione.

La storia si svolge in uno scenario realistico di borgata romana, che a tratti denota una preoccupante vicinanza a certi ambienti gangsteristici, per poi differenziarsi, soprattutto nelle note positive, grazie ad una matrice di italica bontà. A sorprendere è soprattutto la scelta di una sceneggiatura accattivante, che mantiene il protagonista Claudio Santamaria alias Enzo Ceccotti, nel buio dell’eroe negativo per quasi tutto il film, fino alla conversione sopraggiunta sul finale, grazie al consueto sacrificio di innocenti.

L’amore vince sempre nei film italiani, ma non in questo: con Jeeg Robot l’amore ci lascia l’amaro in bocca, perché più che trionfare si limita ad insegnare l’altruismo a chi della vita aveva conosciuto solo straniamento nella delinquente solitudine. Un dogma sociale quasi, quello dei “brutti, sporchi e cattivi”, che si ribalta e trova un suo possibile riscatto, nella bacchetta magica dei superpoteri piovuti dal Tevere.

Ed è l’acqua l’elemento del battesimo di Enzo, riemerso dagli abissi del fiume romano con il suo nuovo Io, rendendo cosi possibile, la sua rinascita a Hiroshi Shiba (protagonista del fumetto ispiratore della trama), in una conversione da bandito a supereroe. Il miracolo è sancito dallo sguardo benevolo e consolatore di una bambina mai cresciuta, il personaggio di Alessia, interpretata da Ilenia Pastorelli, incatenata ai suoi anni ’80 e alla sua infanzia, ancorata testardamente all’ammirazione per il suo eroe preferito, l’unico che non l’ha mai delusa e da cui aspetta di essere salvata, il ragazzo cuore e acciaio: Jeeg.

Curiosità:

Per l’uscita del film, lo scorso febbraio Lucky Red e Gazzetta dello Sport hanno lanciato in edicola  l’omonimo fumetto Lo chiamavano Jeeg Robot basato sul film. Scritto e curato da Roberto Recchioni, curatore editoriale di Dylan Dog e creatore di Orfani, con i disegni di Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone, e quattro diverse cover realizzate da Ortolani, Recchioni, Bevilacqua e Zerocalcare, risulta una chicca per collezionisti.