La messa laica di Cristiano De Andrè

Si è tenuto ieri sera a Bologna il concerto di Cristiano De Andrè presso l’Europauditorium, in un teatro gremito di gente di tutte le età, dai più canuti e fedelissimi deandreiani ai più piccoli fan in età puberale. Un pubblico bellissimo e vario. Un pubblico che probabilmente, come ha dichiarato Cristiano stesso nel suo breve discorso durante lo spettacolo, è accorso per ascoltare dal vivo l’opera di De Andrè, e, aggiungiamo noi, per ascoltarne l’esecuzione fedele ma allo stesso tempo innovativa, di suo figlio, il suo “apostolo” più fedele, o, come egli stesso si è definito, “il sacerdote” di Fabrizio De Andrè capace di portare al pubblico i suoi successi come celebrando una “messa laica” in onore del grande poeta e cantautore.

La prima parte del concerto è stata interamente dedicata alla esecuzione quasi integrale dell’album Storia di un impiegato con l’intento di tornare a smuovere le coscienze a 50 anni dalle rivolte sociali del 1968, in una rilettura, ahimè, assai attuale, di  contestazioni, lotte di classe e guerriglie sociali.  Lo storico concept album è riarrangiato come una vera e propria opera rock, con un sound più aggressivo e concitato, “scavalcando” il suono originale che ai tempi fu prodotto da Nicola Piovani, per riportarlo ammodernato, alle orecchie delle nuove generazioni.

Mentre la seconda parte dello spettacolo si sofferma su altri celebri brani di repertorio come “Fiume Sand Creek” e “Don Raffaè”, che affrontano il tema della lotta per i diritti, o altri (Disamistade) , tratti dai capolavori dell’ultimo periodo di Faber, Crêuza de mä e Anime Salve, contenute nei progetti discografici di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009), “De André canta De André – Vol. 2” (2010) e “De André canta De André – Vol. 3” (2017).

La regia dello spettacolo, curata da Roberta Lena, incanta e traduce in immagini la visione del mondo, il sentimento deandreiano e il vigore di un messaggio di pace e autonomia di pensiero, ancora vivido nei testi del cantautore: per tutto il tempo la “A” di Anarchia campeggia insieme al simbolo della pace, a turno campeggiano i volti di Janis Joplin, Lou Reed, Jimi Hendrix insieme a quelli di Pasolini , Erdogan, Ilaria Alpi. Tra i tributi cinematografici degni di nota, la celebrazione di un grande anarchico del cinema, Marco Ferreri, con la proiezione di stralci del suo film-manifesto La Grande Abbuffata e l’accostamento di queste immagini alle foto di Berlusconi e Salvini, immortalati a bocca aperta e piena.

Lo spettacolo di Cristiano sembra pensato per ricordare a tutti noi che “Non esistono poteri buoni” e che ciascuno di noi dovrebbe far la sua parte nel mondo per renderlo più giusto e meno individualista e consumista. La celebre frase di Canzone del maggio ha risuonato prepotentemente in teatro ribadendo a tutti i presenti il concetto cardine della visione deandreaiana di partecipazione e collettività: “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”. A fare da sfondo a questo immortale verso, quali migliori immagini dei barconi carichi di migranti nel mare nostrum?

Il concerto di Cristiano De Andrè porta in vita non solo l’opera ma anche l’anima del suo celebre padre, ed è davvero (come ha detto Cristiano) “una tachipirina per l’anima…perchè la gente viene a sentire una persona che sappia indicargli una strada giusta”. Epurando il messaggio del figlio da una dose probabilmente eccessiva di agiografismo, dobbiamo però ammettere,  che riascoltare De Andrè cantato dalla voce di De Andrè , è davvero un balsamo per le nostre anime svilite dalla miseria di una attualità che sempre più spesso ci porta ad ignorare il sentimento di condivisione con il prossimo nostro. Così è per questo che perdoniamo a Cristiano la “giovanilistica” trovata del “cinque di pace” col vicino di poltrona, perchè crediamo che la sua ispirazione ad un sentimento di fratellanza laica, fosse sincera e sentita. Come tutta l’esecuzione del suo bellissimo live.

 

 

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