Il filosofo dell’incertezza

A quasi dieci anni dal suo esordio (2009) sulla scena cantautorale italiana Dario Brunori si mostra per quello che è : un prolifico e “vorace” artista dalle mille risorse e ispirazioni.

Dopo aver conquistato il disco d’oro con l’ultimo album di inediti “A casa tutto bene”, e il grande successo live dell’omonimo tour, con oltre 65.000 biglietti venduti, dopo aver portato a casa la Targa Tenco per la miglior canzone dell’anno con “La Verità” (anche disco d’oro), ed essersi aggiudicato (per investitura del direttore Daria Bignardi) la conduzione televisiva della trasmissione “Brunori Sa” a marzo su Raitre, il cantautore si lancia in una nuova avventura teatrale in cui assume il profilo a tratti ironico e a tratti drammatico di filosofo dell’incertezza: Brunori a teatro – canzoni e monologhi sull’incertezza.

Così come quello televisivo sarà “un racconto in cinque episodi sui desideri, sulle paure e delle apparenti contraddizioni della generazione di mezzo a cui appartiene. Cinque piccoli racconti per immagini che ci aiuteranno a tracciare il profilo di una società liquida in costante mutamento. Cinque temi esistenziali e un grande punto interrogativo. Perché sapere di non sapere, in fondo, è proprio quello che “Brunori Sa”” anche lo spettacolo che Brunori porta in teatro ha il sapore di un vero e proprio ritratto generazionale.  E fra citazioni colte da Socrate, Cartesio e Zygmunt Bauman, dal quale ammette di aver “rubato”  una delle sue immagini ricorrenti “la vita liquida” appunto, ad altre più “leggere” che interpellano alcuni miti del presente (Carmelo Bene) o star del pop come Lucio Dalla e Tiziano Ferro, le due ore di monologo in teatro scorrono veloci tra parole e canzoni. E il filo conduttore è quello che ci fa sentire a casa: l’incertezza, il dubbio la paura finalmente svelati, il sentimento di spaesamento tipico di una generazione di quarantenni (questa è l’età dell’autore) che per ragioni storiche si è trovata tagliata fuori dalle certezze granitiche e rocciose delle generazioni precedenti, e combatte costantemente con un sentimento di non conoscenza della propria realtà, poichè essa è “liquida” appunto e varia di secondo in secondo, trasformando il mondo lavorativo, la vita privata e le relazioni in un terreno minato dal dubbio. L’unica cosa che può salvarci è l’attaccamento alle cose agli oggetti alla roba (di Mazzarò)? A parole Brunori sembra sposare questa tesi, ma è solo arte retorica la sua: dice una cosa per affermarne un’altra, usa litoti e paradigmi per convincerci del contrario. In realtà ogni sua canzone è una netta affermazione dell’importanza che ancora hanno i sentimenti, le relazioni, i rapporti fra umani. Il suo messaggio è un incoraggiamento a non mollare, a non cedere anche quando il gioco si fa più difficile a non dimenticare che “il dolore serve /Proprio come serve la felicità”.

Brunori con le sue parole, con gli arrangiamenti e le melodie dei suoi brani (in tutto e per tutto brani appartenenti alla migliore tradizione melodica italiana) è bravissimo a fotografare questo sentimento e a dargli quel valore assoluto che si può riconoscere alle verità condivise e generazionali appunto. Lo spettacolo di Brunori Sas , come anche il suo disco “A Casa tutto bene” sono un fermo immagine sul presente di questi anni, un canzoniere di brani semplici e diretti, ma mai banali, impreziositi da sonorità retrò che richiamano spesso nelle nostre orecchie qualche assonanza con amatissimi brani di Gaetano, De Gregori (primi anni), Dalla.

Brunori Sas insomma ha una cosa che lo accomuna con i più grandi artisti o cantastorie: la sua verità pare averla trovata e il suo impegno è di diffonderla al più vasto pubblico possibile con le sue canzoni, anche quando si tratta di una verità che ci invita ad accettare la nostra imperfezione di esseri umani e dunque il nostro essere imperfetti e mobili. Ma del resto, con parole sue possiamo affermare che “La vita va vissuta/Senza trovarci un senso” senza pensare che “La verità /È che ti fa paura/L’idea di scomparire/L’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire/La verità/È che non vuoi cambiare/Che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose/A cui non credi neanche più.”

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