Ermal Meta: il pudore dei sentimenti che diventa poesia

Ermal Meta ha scelto Bologna come ultima tappa del suo Umano tour, e ha salutato il suo pubblico con un concerto acustico di ampio respiro presso il Cinema Teatro Galliera dopo mesi impegnati in una toruneè per i maggiori club italiani. Il cantautore, di origine albanese, nella cornice intima di un teatro piacevolmente “vintage” come il Galliera, si è esibito in uno show di quasi due ore, un po’ diverso dal solito, sicuramente molto intimistico ed emozionante. Per comprendere la sua ispirazione basterà citare alcune delle parole pronunciate dal palco durante il suo ultimo concerto: “Parole come Ti Amo dovrebbero essere come acqua nel deserto, usate con parsimonia, e invece al giorno d’oggi si sprecano a secchiate”.  Misura e sentimento, quindi.

Apertura affidata ad uno dei suoi brani più famosi, quel Lettera al padre, che in una recente intervista al Roxie Bar di Red Ronnie ha confessato gli piacerebbe eseguire in duetto con la madre violinista. Il brano, dal testo duro e graffiante “Poche linee sulla pelle/Più nient’altro di te/Sopravvive in me/Un cognome da portare/Solo questo sarai/Ne mai più mi vedrai…Vorrei dirti grazie perchè non ci sei…Sulla schiena trovi cicatrici/ è lì che ci attacchi le ali” , è infatti dedicato al padre del cantante, che abbandonò il nucleo familiare quando Ermal era ancora un bambino. Questa “cicatrice” biografica, probabilmente è quella sulla quale si attaccano le ali con cui Meta spicca il suo volo di talentuoso cantautore nel firmamento delle star contemporanee. Negli ultimi anni la sua carriera è stata un fulmineo susseguirsi di grandi successi ed illustri collaborazioni con alcuni tra i più grandi nomi della canzone italiana, solo per citarne alcuni Francesco Renga, Patty Pravo, Marco Mengoni e Giusy Ferreri.

La scaletta del concerto prosegue con Pezzi di Paradiso, A parte te, Umano, Invecchio (dedicata alla nonna)  e il successo Sanremese Odio le favole, tra testi apparentemente semplici perchè colpiscono subito nel segno, utilizzando un linguaggio immediato, ma moderni ed efficaci senza peccare di superficialità. E la cifra stilistica di questo giovane compositore resta sicuramente la sofisticata commistione di generi musicali, dal pop più melodico e democratico passando per una ispirazione classica più aulica fino ad una modernissima reinterpretazione in chiave elettronica.

imagesIl concerto, vissuto con una calorosa partecipazione da parte di un già nutrito pubblico di fan, è condito da numerose cover scelte da Meta per condividere con chi lo ascolta il suo background musicale, un sottotesto davvero interessante se pensiamo che fino ai 13 anni (come racconta sempre a red Ronnie in Roxie Bar) Ermal ha potuto ascoltare solo musica classica vivendo durante il regime in Albania, e che le prime musicassette di musica “straniera” che potè sentire “di nascosto” nei bunker erano MC di Mia Martini (Almeno tu nell’Universo) o Enrico Ruggeri. Le cover scelte per il concerto sono Consequence dei Notwist, un pezzo dei Radiohead, e il capolavoro di Domenico Modugno Amara terra mia. E’ durante l’esecuzione di questo pezzo che Ermal ci sorprende… chiede al tecnico di eclissare completamente le luci sul palco e lasciarlo al buio per far sì che per un momento sia solo “voce” …e sorprendentemente chiama sul palco a cantare con lui “Maria”…per un attimo grazie alla magia del palcoscenico, Ermal ci convince davvero di essere in due su quel palco al buio. Quando invece a cantare con una sorprendente voce da soprano, è sempre lui, con la sua seconda voce, quella più profonda, quella femminile nascosta nella parte più intima del suo io. Una voce che davvero emoziona forse perchè tocca corde antiche e irrazionali di un qualche sentimento nascosto nell’io più sotterraneo di noi tutti. Del resto è proprio Ermal a confessarci dal palcoscenico che a lui “piace particolarmente scrivere per le donne, perchè lui è un fan delle donne, da tre donne è stato cresciuto e poi…diciamocelo gli uomini non ce la possono fare” Per Ermal sono le donne “l’albero della vita”.

Una esibizione che ci ha riportati indietro di qualche anno fa, quando ad Arezzo Wave il pubblico fu letteralmente ipnotizzato dall’esibizione di Antony and the Johnson.  In entrambi i casi performance da “pelle d’oca”!  Probabilmente ciò che a parer nostro le ha accomunate è stata una fortissima ricerca espressiva incentrata sul tema dell’identità.

Una cosa è sicura, dell’ Ermal Meta, che abbiamo conosciuto oggi, ci piacerebbe molto approfondire la conoscenza musicale e non anche in futuro, quindi attendiamo con curiosità e interesse gli sviluppi della sua luminosa carriera.