Pare che Brando scartò l’ipotesi iniziale di affidare la direzione di One-Eyed Jacks al giovane Stanley Kubrick a causa di forti divergenze di opinione, decidendo di cimentarsi nella sua unica prova registica. La versione restaurata della pellicola, presentata in maggio scorso sulla Croisette, è il frutto del recupero fortemente voluto da Steven Spielberg e Martin Scorsese, che ne hanno seguito lo sviluppo nei minimi dettagli collaborando con la casa di Produzione Paramount e The Film Foundation, così da garantire che il lungometraggio conservasse intatta l’impostazione registica di Marlon Brando (incluse prospettiva del quadro e gradazione cromatica). L’originale pellicola VistaVision 35 mm – per inciso si trattò dell’ultimo film in Vista Vision della Paramount, prima del grande ritorno a questa tecnica sancito dalla scelta stilistica della Lucas Film nel 1977 per l’elaborazione di effetti speciali in Star Wars e successivamente per Star Trek – The Motion Picture 1979, o Back to the future nel 1985- è stata scannerizzata a una risoluzione di 6K e restaurata in 4K, garantendo così una visione del film ottimale, dall’incredibile ampiezza di visione e caratterizzata da colori nitidi e brillanti.

Siamo certi che anche gli spettatori più maldestri ieri sera abbiano potuto godere appieno di questa visione eccezionale. Una proiezione nella quale si poteva toccare con mano la ruvida sabbia del deserto dei Canyon, o percepire il sudore che cola sulla pelle dei protagonisti durante le loro scorribande, e restare infine abbagliati dalla lucida schiuma delle onde della California, insolito scenario per un western immortalato da Brando in tutto il suo naturale e potentissimo splendore. Pare che il primo e ultimo film di Brando regista, costò un occhio della testa alla produzione, e il budget iniziale fu di molto superato a causa dell’amore di Marlon per l’improvvisazione: si narra che passò 5 ore ad aspettare l’onda giusta per una delle scene sul mare. Le riprese durarono in tutto quasi tre anni (dal 1958 al 1960), e la prima versione del film aveva una durata di cinque ore! Poi tagliata a due ore e ventuno minuti per l’uscita in sala nel 1961.

Di matrice espressamente western, il film narra di tradimento e vendetta. Al centro della pellicola le vicende del bandito Rio / Marlon Brando, tradito e abbandonato al confine del Mexico dal paterno compare Dad Longworth/Karl Malden, e quindi sbattuto in prigione per 5 lunghi anni. A distanza di tempo Rio tenterà di ottenere la tanto bramata vendetta, ma finirà per innamorarsi di Louisa/ Pina Pellicer, la figliastra di Longworth, dando alla trama una piega inaspettatamente romantica e a tratti introspettiva.

Come ha sottolineato anche il Direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli, possiamo a buon diritto affermare che c’è tutto Marlon Brando in questo film. Nella unicità e nella potenza della sua espressione attoriale, così come nello spessore quasi psicanalitico che da regista è capace di ritagliare intorno agli altri personaggi: l’amico fedele fino alla morte Modesto/Larry Duran, il “DAD” traditore, l’edipico triangolo relazionale genitori figli, su cui si gioca gran parte della trama soprattutto nel finale del film, in cui Brando riesce a fondere nel protagonista due essenze cinematografiche quasi ossimoriche, il bandito del selvaggio west, e il latin lover amorevole e premuroso nei confronti di amata e futura prole.

Interessante infine rilevare la presenza dell’attrice messicana Pina Pellicer accanto a Brando in questo film, nel ruolo della sua innamorata Louisa: i giornali scandalistici del tempo attribuirono una breve love story ai due attori sul set del film, la Pellicer sarebbe poi morta suicida a soli 30 anni nel 1964, contribuendo ad alimentare quel torbido alone di sventura e dannazione che sempre caratterizzò la biografia del divo.

Articolo apparso su: www.cinefiliaritrovata.it