Atmosfere mediterranee e incroci poliglotti nella Dotta Bologna

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Bologna e la musica. Non ha smesso di generare piccole gemme preziose questo binomio, e non è vero che si sia in qualche modo interrotto il sodalizio tra la città Dotta e l’arte musicale. Bologna è ancora quella città, dove per motivazioni geografiche, logistiche, o di vento che tira, un pugliese, una spagnola ed un napoletano possono salire su un palco e farti sentire cittadino del mondo.

Ave De Paso è un progetto musicale, più che un gruppo, che può vantare al suo attivo già diversi cambi di pelle.  Come l’uccello migratore da cui prende il nome,  il suo fulcro è il viaggio attraverso le esperienze dei musicisti che alimentano il progetto, provenienti da mondi diversi e complementari, che di volta in volta arricchiscono la sua apertura alare di nuovi angoli di prospettive. Una alchimia che si rinnova restando sempre fedele al gusto particolare per la musica etnica, mediterranea e latina.

Nell’esibizione di ieri sera – presso l’Associazione Culturale John Wesley Hardin (in Vicolo de’ Facchini 2/a), music club attivo da Ottobre, per iniziativa del giovane attore bolognese Romano Reggiani, con la prerogativa di offrire un’alternativa colta e beneducata all’ indifferenza crassa dilagante (www.johnwesleyhardin.it) – gli Ave de Paso,  in versione trio con Zaira Magurano voce, Peppe Aiello chitarra, basso e bouzuki, Antonio Stragapede al mandolino, hanno saputo creare un’ atmosfera intima e avvolgente, complice anche il numero contenuto degli spettatori volutamente dettato dalle dimensioni del club, in pieno stile “vecchia cantina bolognese”.

Ed è questo clima familiare che gli Ave de Paso hanno scelto per presentare i loro brani inediti, testandoli su un pubblico così vicino da sentirne i sospiri e le reazioni a fior di pelle. I brani hanno titoli che parlano di Vicoli,  Lamiento, Suonno e di una bambina Spriggiusa , testi che raccontano piazzette di periferia, panchine di cemento, partite di pallone, ma anche storie d’amore e palline zompettanti a ritmo di tamburello (Zompa e zompetta), la loro lingua scorre in maniera quasi del tutto naturale dal napoletano allo spagnolo di Rozarse, Palabras, El Perro do mar, come nel dipanarsi di un gran melot del sentimento e dell’anima mediterranea. All’inizio del live eravamo stati “avvertiti” da Peppe (autore di testi e musica) : “Vogliamo portarvi in un mondo diverso fatto di immagini e sentimenti, che non invecchiano mai e li puoi riportare a galla in ogni momento insieme alla musica”. E così è stato, abbiamo sentito il lamiento levarsi e sbattere forte come vientu ca se siente e se sient aret’a porta abbiamo visto orde di randagi di mare avvicendarsi sulle sponde dei porti mediterranei e udito le Palabras salate dei migranti raccontarci storie di abbandono, forza, armonia, disperazione, necessità. Il tutto è permeato dalla voce italo spagnola, a tratti flamenca, di Zaira una voce per mille intonazioni, un timbro caldo e suadente, una espressività vivida e contradditoria capace di ammaliarti con i suoi inviti e poi i rimbrotti, una miriade di personaggi celati nella sua mimica facciale. La teatralità spagnola che si fa musica sposando le sonorità napoletane, mediterranee, di tutto il mondo. L’arte.

Un ‘altra grande verità ha detto Peppe: “I musicisti fanno parte di una grande famiglia, una volta che li conosci non ti liberi più di loro, non te li togli più di torno”  per gli Ave de Paso è proprio così, dopo il primo ascolto non puoi più fare a meno delle loro sonorità. Perchè, da qualunque posto nel mondo tu provenga, ti fanno sentire a casa.

Ave de Paso Guarda il video ufficiale

www.avedepaso.it 

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