La canzone napoletana come non l’avete sentita mai

Se non siete mai stati al Cinema Teatro Galliera, il consiglio è di rimediare presto a questa mancanza. Una programmazione ricca e d’essai caratterizza le scelte dell’ attuale gestione, giovane e fresca come la presentazione che ieri sera ha introdotto lo spettacolo di “Je suis Napolitain”. L’ensamble composto da 4 musicisti di grande spessore ed esperienza [Giuseppe Attanasio chitarra e voce; Peppe Aiello contrabbasso, gtr e bouzuki; Enzo Tiscio percussioni e voce narrante; Zaira Magurano voce] ha fatto ballare sulle poltrone dell’antico teatro parrocchiale un nutrito pubblico di spettatori bolognesi (forse non proprio oriundi la maggioranza…) entusiasticamente trascinati dal ritmo partenopeo.

Lo spettacolo “Enrico, un napoletano in fuga” con il pretesto di raccontare una storia “epigenetica” di emigrazione, ossia la storia di Enrico dal Sud di Napoli al Nord milanese, che diventa la storia dell’emigrazione di tutti noi, ci sorprende per la grande maestria degli autori nel ripensare canzoni simbolo della cultura napoletana in un’ inedita veste di arrangiamenti nuovi, molto moderni a tratti jazz a tratti bossanova, ma sempre in linea con lo spirito originale delle canzoni.  E così a partire da “Che soddisfazione” di Pino Daniele, con il basso “parlante” di Peppe Aiello a scandirla, a “Tu vuo’ fa’ l’americano” di Carosone trasformata in “Tu vuo’ vivere a Milano” per l’occasione, passando per i grandi classici della tradizione napoletana come “Tammuriata Nera”, “Passione”, “Era de maggio”, “Luna Rossa” , lo spettacolo tesse la sua trama in un crescendo passionale che accompagna lo spettatore in un tour virtuale  attraverso la più grande musica popolare di tutti i tempi:  De Andrè (Don Raffaè) , Modugno ( Tu si ‘na cosa grande), Almamegretta (Sanacore e Nun te scurda’), Nuova Compagnia di Canto Popolare (Pe’ dispietto), Pino Daniele (Saje Saje, Napul è) . Senza dimenticare lui, il Principe, Totò, omaggiandolo con una esilarante e del tutto nuova parodia del suo grande e internazionale successo, Malafemmina: Femmena, /Si tu peggio ‘e na vipera – Donna/ sei peggio di un rettile strisciante (…) Femmena /Si ddoce comme ‘o zucchero – Donna/ sei come una zolletta di saccarosio(…) Femmena, /tu si ‘a cchiù bella femmena, /te voglio bene e t’odio – Donna/ sei tu la più bella donna/per te nutro una profonda dicotomia sentimentale (…) Parodia che omaggia anche il pubblico bolognese con un ultima divertente strofa tradotta in accento bulgnais. 

Insomma davvero uno spettacolo godibile e ricco di sorprese, tra cui quella più grande, per me che sono da sempre una grande appassionata della musica napoletana, è stata una vera scoperta: non serve urlare a squarciagola per arrivare al cuore del pubblico, e canzoni come Passione di Libero Bovio possono tornare ad essere vera poesia se eseguite come un sussurro del cuore da una voce espressiva e piena come quella di Zaira Magurano.